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      Ma ormai la sua grossa artiglieria ha rovinato tutte le difese della piazza; già le breccie sono aperte, ed il Sultano ordina un assalto generale. L’imperator Paleologo, montato a cavallo, percorre le mura della città, riordina quanto può gli sbigottiti difensori, li anima col vero accento belligero, collo sguardo d’una grandezza virile, coll’impronta del coraggio di un eroe che non altro sente fuorchè l’onore, quell’onore, che fu antico distintivo della sua illustre nazione. Se non che allora degenerati i Greci, e fatti pusillanimi e vili, quell’uomo veramente superiore, quel principe veramente grande e sublime non trovò più obbedienza, nè rispetto presso i suoi sudditi, come avvien d’ordinario a tutti i principi, allorchè gli imperj comincino a minacciare rovina. All’incontro Maometto vittorioso e accreditato tra suoi Gianizzeri, assisteva in persona alle operazioni, spingeva i soldati a montar sulle breccie, prometteva, minacciava, e facea crescere ogni giorno negli Ottomani la brama dell’acquisto colla speranza del promesso bottino, mentre scemava ne’ Cristiani la confidenza per la mancanza di forestieri soccorsi. A capo di un mese d’incessanti lavori e patimenti, non comparve un legno, non un uomo in soccorso de’ miseri assediati; spargevasi il sangue, ma mancava ogni dì più il coraggio ai difensori. L’imperator Costantino non cessa di fare prodigiosi sforzi di valore onde col suo esempio rinvigorire l’animo de’ suoi. Giunto alla porta Romana inorridisce al vedervi tanti morti, tanti mutilati, tanti agonizzanti; il comandante genovese ferito se ne stava sul punto di abbandonare la mischia.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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