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      Che se quegli già mille cento e vent’un anno potè dare a quell’impero il principio e la grandezza tutto in un punto, questi alla sua morte fe’ vedere in quel medesimo punto e in quel medesimo impero, distrutti l’incivilimento, le arti, il cristianesimo, per essere sostituite in lor luogo l’ignoranza, la barbarie e il fanatismo più brutale.
      Non è a dirsi qual fosse l’allegrezza de’ Musulmani per questo grande avvenimento. Correvano festosi a’ piedi del Sultano, e con tutte le strepitose dimostranze di fuochi, lumi, spari, urli orribili, solennizzarono il felicissimo acquisto. Non mi fermerò a narrare gli orrori commessi ne’ giorni, che durò il sacco della città. A tutti è noto, che un popolo incolto è sempre più feroce, e che supera in crudeltà qual siasi altro, quand’anche fosse questo avvampante ed ebbro del maggior entusiasmo per riacquistare la sua indipendenza. Ed ancor maggiormente crudele dev’essere quel popolo, il cui capo è sanguinario e brutale, quale si era Maometto. Questo barbaro monarca volea coprire la ferocia della sua tempera sotto il manto della giustizia; e per ciò appunto imputati essendo i Greci di zelo infermo, di languido fervore, e restii nell’offerire danaro per sostenere virilmente la guerra, gli fece chiamare dinanzi a sè, perchè scoprissero gli occulti tesori, che negati da essi, vennero dai loro domestici palesati. Allora comandò, che fosse reciso il capo a tutti quegli avari Cristiani; e rivolto ai bassà proferì, per verità, una sentenza degna di essere registrata nella memoria di tutte le nazioni, ed è, che i sudditi apprender dovessero a somministrare, nel bisogno, le loro ricchezze in difesa della patria, perchè perduto lo Stato, vi va in conseguenza l’oro, la libertà e la vita.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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