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      Abusando del sacro nome di giustizia, Maometto fece altresì venirsi dinanzi Girolamo Minotto, Bailo di Costantinopoli, riguardato da lui come capo di una nazione il cui valore apportato aveva un gran danno a’ suoi soldati durante l’assedio. Ordinò dunque che in sua presenza gli si tagliasse la testa per godere alla sua foggia di quest’atroce spettacolo. Di quaranta sette gentiluomini veneziani applicati alla mercatura, venti fra loro subirono la medesima condanna; gli altri per intercessione di un favorito del monarca furono ricevuti in qualità di schiavi. La sciagura de’ Veneziani sarebbe stata ancora maggiore, se il vigilante Luigi Diedo non avesse con intrepido animo risoluto o di rompersi colla sua galera, o di spezzar la catena che chiudeva il porto. Tentato il colpo e riuscito felicemente, potè porsi non solo egli al sicuro, ma le altre galere pure cariche di merci, di effetti preziosi, e di un buon numero di cittadini, con che ritornò salvo in patria.
      Maometto intanto godevasi di andare per la città, e vedervi le strade imporporate di sangue e lastricate di cadaveri. Innalzò quindi a’ gradi supremi un turco, che gli recò la testa recisa dello sventurato imperator Paleologo; e per superba ostentazione di sua vittoria mandò in dono al soldano di Egitto quaranta giovinotti e venti bellissime donzelle. Riserbò per sè la verginella Irene di vaghissimo aspetto, anzi un vero angelo in carne, a cui la nobiltà de’ natali rendea più seducente il contegno. Tanta bellezza trionfò del vittorioso, e fece suo schiavo il conquistatore.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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