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      L’Italia fu liberata, senza che il general Mocenigo desistito abbia dalle sue imprese. Attaccò Smirne, città principale dell’Asia, e malgrado la forte resistenza, costrinse il nemico a forza di grandissima strage a ritirarsi, per il che fu dato il sacco alla città, che fu così ricco da superare ogni credenza. Di là passò il Mocenigo a svernare nel porto di Modone, ma come raddolcì la stagione sciolse dal porto, e andò a riconquistar Sighino, Seleucia e Curco, città occupate da Maometto, ma che appartenendo ai principi di Caramania, furono queste restituite. Ad altre imprese ancora mirava il Mocenigo quando seppe trovarsi la piazza di Scutari strettamente assediata dagli Ottomani, e tosto s’accinse per accorrere in suo ajuto. Scutari è il cuore dell’Albania, la porta del mare Jonio e dell’Adriatico. Maometto aveva spedito un’armata forte di settanta mila uomini, aggiuntivi otto mila de’ suoi Gianizzeri, e cento de’ più esperimentati bombardieri. Il comando dell’esercito fu dato a Solimano, eunuco Bossinese suo favorito, il quale non dubitava punto della vittoria a cagion del gran numero de’ suoi soldati, e della forza della sua artiglieria. Si presentò egli dinanzi alla piazza, sfoggiando un lusso veramente orientale. I suoi soldati animati dalla speranza di grandiose ricompense, occuparono tutti i transiti; in pochi giorni tutte le case furono demolite, e le mura della città bersagliate da un continuo fuoco; ma niente abbattè gl’intrepidi difensori, animati incessantemente dal loro illustre comandante Antonio Loredan, che destò col suo esempio una nobil gara fra le milizie e i terrazzani nell’esporsi ai pericoli, e nel puntualmente eseguire qualunque lavoro.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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