Pagina (389/712)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non puossi fissar l’occhio sopra questo monumento, e sopra le pitture che lo circondano dimostranti la carneficina, che il nostro eroe ebbe a tollerare, e sopra l’inscrizione postavi sotto, senza sentirsi vivamente colpiti di ammirazione per tanta virtù, e di un giusto sdegno verso quell’infame bassà, che osò dopo tanti delitti entrar glorioso in Costantinopoli. La viltà di quegli abitanti lo fece accogliere qual trionfatore in mezzo a tutti gli onori; benchè la sua vittoria costato avesse all’impero più di 50000 uomini, ed avesse egli imbrattato la sua nazione con una sì inumana condotta.
      All’annunzio di tante atrocità, e de’ progressi de’ Turchi, parve più che mai ai principi cristiani necessario di agire risolutamente contro le forze ottomane. Le squadre degli alleati, ch’erano di ducento e cinquanta legni fra grandi e piccoli, trovavansi a Messina munite di ogni lor bisogno. I Veneziani principalmente si sentivano vivamente bramosi di vendicar tante offese. Essi avevano per lor comandante il valoroso Sebastian Venier, che quantunque più che settuagenario, non la cedeva a qual si sia valoroso, in coraggio e intrepidezza. Vi avevano inoltre, come di consueto, due provveditori, Agostin Barbarigo e Marco Quirini, entrambi reputatissimi; ma niente potevano intraprendere, poichè il comando generale apparteneva tuttavia a don Giovanni d’Austria. Questi convocò il consiglio di guerra per decidere della direzione da prendersi da tutta l’armata. Fu sua opinione di rientrare nel golfo di Venezia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





Costantinopoli Turchi Messina Veneziani Sebastian Venier Agostin Barbarigo Marco Quirini Giovanni Austria Venezia