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      Il Venier espose tosto la sua, che fu di andar immediatamente verso Lepanto ad incontrar il nemico. Questa opinione rinforzata da quella dell’eloquente Barbarigo, approvata da tutti i comandanti Veneti, ed anche dal general pontificio MarcAntonio Colonna, prevalse a segno, che fu immediatamente posto ordine ad ogni cosa per la partenza. La notte che andò innanzi al settimo giorno di ottobre, l’intera armata pervenne in quello spazio di mare, ch’è fra il golfo di Laerte, e quello di Lepanto, alla vista delle isolette de’ Curzolari, poste non lungi dal Promontorio di Azio, famoso per quella battaglia navale, che fu l’unica, che decidesse di un massimo impero. E fu forse tal vista, e così grandi rimembranze, che contribuirono a fare che D. Giovanni d’Austria obliterasse ogni suo disgusto cogli altri comandanti, ed altro più non ascoltasse che la voce del proprio onore. Fece egli spiegar il vessillo della lega per disporsi al combattimento. Vide egli tosto schierarsi in linea tutte le galee con una prontezza meravigliosa; vide tutti i Comandanti montati su i loro navigli animar gli equipaggi all’attacco; vide e soldati e marinaj rispondere con un sol grido di gioja, per poter finalmente cimentarsi col nemico; vide il prode Venier armato da capo a piedi, che dimentico degli anni dimostrava il maggior ardimento: tutto ciò vide D. Giovanni, e da uomo veramente di gran cuore, già balza sulla Galera del Venier, e per la prima volta gli dice parole amorosissime, e gli promette di stringer vieppiù il nodo della Santa Lega.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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