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      Che se tale entusiasmo eccitò fra gli ateniesi l’orazione funebre recitata da Pericle, che le madri e le vedove di que’, ch’egli aveva encomiato, il ricondussero alla sua casa tra i maggiori trasporti di gioja, non minore deve essere stato quello eccitato dal nostro celebre oratore; poichè poco appresso si videro concorrere spontanei e nuovi figli e nuovi sposi alle successive imprese della Veneta Repubblica. A questa grande solennità intervenne tutto il corpo importante, col doge stesso alla testa vestito nella sua massima gala.
      E per maggiormente appagare tutti i cuori, il pio Senato ordinò, che per quattro giorni di seguito, così in tutte le parrocchie di Venezia, come in tutte le città e terre del Veneto continente, si cantassero i Sacri Inni, e si facesse una processione solenne tra il suono de’ sacri bronzi, ed il rimbombo dell’artiglieria. Indi venne permesso di celebrare anche con feste civili questo grande avvenimento.
      Allora si fu che Venezia si presentò come la città la più florida e la più magnifica di tutte quelle di Europa. Sarebbe troppo lungo il narrare qui tutto ciò, che fu fatto in quest’occasione. Pure per aver un’idea delle somme ricchezze, e dell’estremo lusso di questa metropoli, daremo un’occhiata a quanto fecero i mercanti di panno nel loro quartiere di Rialto.
      Dal superbo ponte, sino alla strada dei giojellieri, compreso il porticato, sotto cui si succedevano le botteghe, innalzarono una specie di firmamento artificiale, formato di un finissimo panno celeste sparso di stelle d’oro, che si estendeva sopra tutto questo spazio.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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