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      L’Italia in un sol punto fu colta tutta dal terribile flagello della peste, e lo fu sì vivamente, che parve giunto il luttuoso istante della sua total distruzione. Lo spavento e la carestia facevano a gara con questa crudel nemica a chi più presto sapesse cangiarla in un deserto. Più robusti ch’erano gli uomini, più facilmente ricevevano gl’influssi di un veleno, che d’ordinario tanto più feroce diviene, quanto son maggiori le forze, che la natura gli oppone. I bambini allattanti, care speranze d’una generazione novella, o perivano per deficienza del necessario alimento, o succiavano insieme con esso il velen della morte dal seno di una madre spirante. I colpi spietati moltiplicavansi, riproducevasi con una rapidità da atterrire i più intrepidi. Da una morte ne pullulavan mille altre. Il torrente non conobbe più argini, e in un momento le case, le strade, le piazze intere si copersero di morti e di moribondi. Nelle ville stesse, nelle campagne, ne’ luoghi più ascosi penetrarono gli effetti funesti del contaggio. Tutto era solitudine, lutto. Le case riuscivan più lugubri de’ sepolcri; da per tutto respiravasi un alito mortale, esalante dalle cataste d’uomini o defunti o semivivi, nè v’avean braccia bastanti a togliere questi monti di cadaveri; poichè da per tutto rinascevano quasi altrettanti trofei della morte, la quale ogni dì più colla strage i suoi trionfi accresceva. Scorreano incessantemente per le vie certe carrette funebri cariche delle reliquie dell’umanità, ed il loro incontro continuo raddoppiava il pubblico raccapriccio.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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