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      Il Doge non si partiva da quel luogo senza fare un gentil complimento, e dirigendo più particolarmente la parola al Guardian Superiore, lo commissionava di porgere alla Società tutta l’approvazione del governo, e le assicurazioni della sua speciale predilezione. Aggiungeva poi per suo proprio conto le proteste della sua viva riconoscenza verso tutti i suoi buoni Confratelli (giacchè tutti i Dogi al momento della loro elezione divenivano membri di questa Società) per l’accoglienza graziosa, che ne avea ricevuto. Riverenze sincerissime erano la risposta la più eloquente di tutti i cuori.
      Il Doge col suo augusto accompagnamento s’imbarcava finalmente, e ciascuno si restituiva alle proprie case; ma i buoni Confratelli non sapevano separarsi senza parlare della felicità, e senza promettersi reciprocamente di continuare con tutti i loro sforzi ad onorar la religione, e a dedicarsi interamente a vantaggio e decoro della loro amatissima repubblica.
      Se abbiamo tuttavia un resto di questa bella solennità; se il decreto della sua soppressione, come pure della Confraternita è stato ritirato; se non fu convertito il superbo edificio, raro deposito di cose mirabili, ad usi profani e vili; se spogliandolo delle sue ricchezze, non si osò spogliarlo degli oggetti delle belle arti, il dobbiamo alla perseveranza, ed ai buoni uffizj del suo degno Cappellano Don Sante Valentina, il cui ardente patriottismo, la cui divozione sincera, e il desiderio del bene non poterono mai affievolirsi, malgrado le tante opposizioni ch’egli ebbe a sostenere.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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