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      Vuolsi però che dopo la spedizione del corriere prendesse la maschera Veneziana del tabarro e bauta, e ch’egli pure cominciasse a godere del vantaggio di un tal incognito. Tutti vi trovavano il lor conto. I nobili, che col loro ordinario imponente vestito erano in certa guisa obbligati ad una continua etichetta, ad un contegno sempre regolare, e, quasi dissi, esemplare, con questo mezzo erano in tutta libertà per una metà circa dell’anno. Il popolo, che al modo medesimo mascheravasi, credeva con questa somiglianza di vestito di rendersi eguale ai patrizj, ed ingannato da sì fina politica, tenevasi senza superiori. Un Re che per la prima volta in sua vita trovasi per tal modo liberato da ogni molesto riguardo, comincia a conoscere esservi de’ piaceri più vivi, dei beni più reali, che quello di comandare. Federico sapeva esser uomo e Re secondo le circostanze.
      La Domenica mattina ricevette in formalità i quattro Deputati, ed accettò con molta grazia il consueto regalo, ch’essi gli presentarono a nome della repubblica. Esso consisteva in dodici Peote cariche di bacili ripieni di selvaggiumi, di uccellami, di pesci, liquori, cioccolato, caffè, zuccheri, ed infiniti generi di commestibili, ed inoltre specchi e cristalli delle nostre migliori fabbriche dell’Isola di Murano. Pranzò con tutti i quattro Deputati, e fece loro intendere, che desidererebbe d’indi in poi non essere accompagnato che da due di essi al giorno; che questi pranzerebbero con lui, e ch’essi dovessero invitare un numero di Patrizj, per poter così fare la loro conoscenza.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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