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      In ciò più particolarmente consisteva la distinzione del Carnovale dagli altri tempi dell’anno, ed era pur anche l’uso particolare, che di questa sorte di maschera facevasi, che distingueva il Carnovale di Venezia da quello dagli altri paesi. A Napoli, a Roma, ed anche a Milano il genio per questo spasso non è così comune come lo era fra noi. Altrove si va mascherato al corso, al teatro, al ridotto e poco più; a Venezia vi si andava, per così dire, dalla mattina alla sera; in tutte le parti della città incontravansi maschere; queste percorrevano tutte le strade e la piazza di san Marco. Le botteghe di caffè, i teatri, i palchetti, e sopra tutto il ridotto ne ridondavano. Questo continuo andirivieni di oggetti sconosciuti e bizzarramente trasfigurati, eccitava la curiosità, e divertiva per la varietà de’ movimenti. Di fatti la finezza dello spirito, le grazie del portamento, la vivacità del gesto, nel quale raffiguravasi talvolta conosciuta o amata persona, non può non dilettar grandemente; e se pur, come accade, ci troviamo talor ingannati, anche l’errore non è senza piacere. Un forestiere non avvezzo a questa specie di confusione, crede che gli sia impossibile di tollerarne la vista e lo strepito; siede isolato in un caffè o in una loggia, ed eccolo sorpreso da qualche travestita Sirena, la quale con piacevoli attucci lo trae dalla sua misantropia, lo impegna in un dialogo interessante, e alfin lo riscalda. Aggirasi egli poscia da per tutto seguendo la sua bella mascheretta, e poi finisce col vagheggiarle tutte.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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