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      Fu egli assai contento dell’annunziatogli onore. Appena il Re lo vide, ed egli il Re, che s’intesero subito fra di loro, e d’allora in poi sua Maestà non lasciò più di frequentare quella casa. Per parte sua il Molin cercò di ragunare maggior società del solito: unica distinzione che potea procurar un ammalato per intrattenere un Monarca.
      La mattina del giorno 16 febbrajo fu destinata per la visita dell’isola di Murano, copiosa di fabbriche di specchi, e d’altri lavori vetrarii; arti che esclusivamente appartenevano alla nostra città.7 Il Re ha tutto veduto, tutto osservato colla massima attenzione.
      Si recò egli la sera dal suo amico Molin, dove trovò con grandissima sorpresa varie dame e gentiluomini, che danzavano con vero piacere, chiamando ciò esercizio di ballo, e facendovi intervenire un maestro per meglio palliare la cosa; giacchè a quel tempo consacrato alla meditazione ed al ritiro un ballo formale non sarebbe stato approvato dal pubblico. Piacque a Federico l’ingegnosa sostituzione del nome, e volle anch’egli una scuola di ballo nella sua casa. A quest’effetto pregò quelle dame d’intervenirvi il giorno dopo. L’invito fu ancora più esteso; e sotto una denominazione simulata, che non diversificava però la cosa, il ballo di domenica, ch’egli era solito di dare a casa sua, proseguì tuttavia. Federico approfittava volentieri di tutte le lezioni che gli venivano date, ed è per ciò che all’uso veneziano volle dare il nome di frittole alla magnifica cena ch’ei diede la sera stessa.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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