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      Parve perciò sano consiglio il rattemperare in apparenza ed in fatto il lor men glorioso destino. Quindi alla classe più eletta si affidarono la segreteria dello Stato, ed altri nobili ufficii nelle varie magistrature. A questi, non men che a’ forensi, a’ ragionieri, a’ fiscali, a’ medici ed anco a’ laureati fu concesso l’usar toga nera, cioè lo stesso abito de’ patrizj, che divenne abito nazionale. A ciascun’altra classe poi si concedettero proporzionatamente incarichi civili, privilegi, ed anche certi atti di autorità, che però non potessero mai ingelosire il governo. L’esercizio di questi spiccava principalmente nella presidenza alle pie confraternite. Ve ne avevano d’inferiori, ch’erano tante quanti erano i corpi delle arti ne’ quali dividevasi il popolo artigiano della città. Esse avevano le stesse leggi, le discipline e i diritti delle maggiori. I secretarj, i fiscali, i ragionati, i notai, gli avvocati, appartenevano a quella della carità la più antica di tutte. I commercianti a quella di san Rocco, che fu di tutte la più ricca. I cittadini originarj, ed i soggetti insigniti di qualche titolo di nobiltà nello Stato, a quella della misericordia, alla quale alcuni principi ambirono essi pure l’onore di appartenere. Quella di san Gio. Evangelista venne formata di molti dotti secolari, e di gran parte del ministero; in questa pure vi furono per confratelli dei re. A quella di san Marco furono ascritti i negozianti della merceria, gli orefici ed i principali capi del setificio.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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