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      di pietà, egli intendeva di dare una pubblica testimonianza di sincera riconciliazione, e di offerta di tutto se stesso alla patria. Partito poscia dalla Chiesa, recossi al Collegio, che convocato solennemente stava attendendolo. Il Doge gli fece bell’accoglienza per disingannare il pubblico, che il Pisani fosse da lui riguardato di mal occhio. Indi lo esortò a dimenticare le offese, e ad avere a cuore la patria, che oppressa in mille forme veniva da quel momento alla di lui particolar cura affidata. Un’anima meno nobile della sua, sarebbe stata tentata di approfittar della circostanza per esalare il suo risentimento, e rilevare l’immensa ingiustizia di quanto egli ebbe a soffrire. Il Pisani da zelante cittadino, non sentì che la felicità di poter ancora prestare i suoi servigj alla patria. Rispose con quella dignità che gli era propria; ringraziò in prima il Doge della sua liberazione, indi della fiducia che riponevasi in lui; e promise di fare ogni sforzo per poter coll’ajuto di Dio difendere la patria contro ogni nemico. Appena egli ebbe chiuso il suo discorso, che il Doge e tutti gli astanti, commossi di tanta grandezza, lo abbracciarono colle lagrime agli occhi.
      Uscendo egli dal Collegio per rientrare a casa sua, venne accompagnato da un’immensa folla di popolo, la cui gioja erasi convertita in una specie di ebbrezza; e non più abbastanza paghi del Viva Vittor Pisani, vi aggiunsero: Viva il Liberator della Patria! A queste acclamazioni, egli si volse sdegnoso alla moltitudine, ed a voce alta e tonante dichiarò, di non voler assolutamente sentire altre acclamazioni che quella di ogni vero cittadino: Viva San Marco!


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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