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      Allorchè Brenno trovavasi vittorioso alle porte di Roma, i magnanimi Romani che fecero? Niuno pensò alla difesa della patria, ma tutti. a salvar la vita e i loro effetti preziosi in Campidoglio. Le mura furono abbandonate, i soldati o fuggirono, o si diedero prigionieri, e le porte della città restarono aperte al nemico. Se il destino volle salvar Roma, ciò non fu certamente merito de’ suoi difensori. Dopo la battaglia di Canne, quando Roma perdette il dominio di tutta l’Italia, qual non fu l’abbattimento, lo spavento, il disordine, l’abbandono in tutte le classi de’ cittadini? Basta leggere ciò che dicono tutti gli storici, e particolarmente Tito Livio, per conoscere i terribili effetti della disperazione in un popolo avvezzo alla vittoria. Simile quadro di desolazione ci offrono que’ feroci rivali de’ Romani, i Cartaginesi, dopo la loro disfatta sul mare. Non solo essi offersero di cedere le isole della Sicilia e della Sardegna, ma di rendersi perfin tributarj del Senato e del popolo Romano. Ma lasciando gli esempj antichi, discendiamo a tempi più moderni, ed arrestiamoci particolarmente su quella nazione tanto ammirata pel suo valore e per la sua gloria militare; su quella nazione, che cercò sempre di abbassare tutte le altre, e che, singolarmente adesso, si sforza di avvilire il popolo Veneto, spacciando storie infedeli, statuti immaginarj, aneddoti infamatorj, sentenze tiranniche che per nulla somigliano alla verità. Vediamoli in Italia, al primo rovescio della fortuna, lasciarsi spogliare dagli Spagnuoli di tutt’i dominj acquistati nel regno di Napoli, senza opporre la menoma resistenza, e con tale precipizio, come se cedesse tante nobili città mediante un accordo col vincitore.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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