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      Quindi consigliò ed animò, perchè alcuni giovani gentiluomini volessero raccogliere un buon numero di amorevoli, atti all’armi, ed andassero tutt’insieme a chiudersi in Padova, sin che quella piazza avea bisogno di difesa. Volle egli avvalorare il consiglio coll’esempio, e per ciò offerse in modo assai sentito e commovente i suoi due proprj figli; dello zelo e dell’attività dei quali facevasi mallevadore. Assicurò in oltre, che da questa provvidenza deriverebbe non solo la difesa di Padova, ma l’ammirazione di tutte le nazioni; mostrandosi così, che i patrizj stessi furono quelli che, a rischio della propria vita, erano accorsi a tanta impresa, e per la maggior sicurezza della loro libertà, e per la preservazione della più degna e nobile patria che fossevi al mondo.
      Il discorso del Doge fece tale impressione sul cuore di tutti, che più di trecento nobili, unendo con una celerità inaudita un gran numero di persone, risolsero di andar a chiudersi in Padova. Allorchè s’imbarcarono vennero accompagnati dal resto della nobiltà, e da una moltitudine infinita, che a gara celebrava le loro lodi, e faceva pietosi voti per la loro eroica impresa. Con non minor applauso e giubbilo vennero essi accolti in Padova. E veramente era cosa ammirevole osservare tanti giovani patrizj, i quali non esercitati alle fatiche, nè ai disagi della guerra, avevano voluto sagrificarsi spontaneamente alla difesa della città. Or qui sarebbe interessante assai il seguir passo a passo i loro sforzi inusitati, il vederli prestarsi senza veruna distinzione di grado a tutt’i lavori più penosi, come sono quelli della facitura degli argini, dei bastioni, delle mura, delle casematte, ed esporsi ai pericoli più evidenti.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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