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      Queste ed altre misure, dirette al vantaggio generale di tutt’i sudditi, aggiunsero alla comune felicità la più viva riconoscenza.
      Non v’ebbe popolazione, che non celebrasse con pompa questo grande avvenimento. Le feste più solenni si succedettero da uno in altro luogo, e meritarono di esercitare la penna di varii scrittori. A Venezia poi esse durarono per più giorni. Vi furono giostre magnifiche, regate in cui le donne stesse vollero correr l’aringo, fuochi d’artificio, tutto che quest’arte fosse ancora nella sua infanzia, ed altri spettacoli. Ma per rendere immortale il gran fatto, s’instituì una festa annua li 17 luglio, giorno della ricuperazione di Padova, essendo stato questo il primo passo che condusse seco tutte le altre felici conseguenze. In questo giorno celebravasi nel calendario la festa di santa Marina. Per una combinazione singolarissima, eravi in Venezia nel Tempio dedicato a questa Santa, il sepolcro del Doge Michele Steno, sotto il cui governo erasi per la prima volta acquistata Padova; ed alla sua morte vennero appese le chiavi d’essa città vicino al di lui monumento. Ciò accrebbe la pia persuasione, che fosse stata l’intercessione di questa Santa, onorata particolarmente per la sua pazienza e perseveranza, che avesse impetrato da Dio ai Veneti, imitatori delle sue virtù, questo nuovo prospero successo. Fu dunque decretato, che il Doge andrebbe ogni anno col suo augusto corteggio ne’ peatoni dorati alla chiesa di santa Marina, per assistere alla Messa solenne, e baciarvi ce1.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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