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      Di fatti, appena vi giunse il capitan Bassà, ch’egli investì la piazza, e vi aperse una trinciera.
      Come dipingere la costernazione del Senato allorchè seppe, quasi nel momento medesimo, l’arresto del Bailo, lo sbarco de’ Turchi, e l’assedio della Canea? Non gli restava più dubbio sull’inique mire de’ Turchi. Tentò subito un qualche accomodamento con loro, ed insieme procacciò colla maggior efficacia, d’interessare nella sua causa i principi cristiani, senza però trascurare l’apprestamento alla difesa. Tutti i cittadini concorsero a gara per offrire ogni cosa alla patria. Ma queste generose offerte non poterono per allora produrre alcun effetto salutare. Il tempo necessario ai preparativi, i venti contrarii ed, aggiungiamo anche, l’opposizione di consigli fra li comandanti ritardarono i soccorsi, e la Canea dovette capitolare. In questo modo finì la prima campagna. I Turchi rientrarono a Costantinopoli per allestirsi a compiere il reo disegno di conquistare l’intero regno di Candia.
      Non si può negare, che la Repubblica di Venezia, dopo quanto avea sofferto e speso in tutte le guerre, e contro i Genovesi, e contro i Turchi, e contro gli alleati di Cambray, e finalmente in quella di Cipro, non si fosse molto indebolita. Oltre a ciò, un secolo quasi intero di pace l’aveva snervata e privata de’ migliori suoi comandanti, poichè i vecchi cittadini erano allora più atti a dar consigli, che a maneggiar l’armi; ed i giovani educati nell’ozio, coltivavano al più quel genere di talento di cui natura gli avea dotati.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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