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      Sventuratamente dodici de’ suoi vascelli, per non so qual equivoco, prevenendo il segnale convenuto, abbandonarono il loro posto, e furono dall’impeto della corrente trascinati colle loro galee ben lungi dagli altri. Il rimanente tenne fermo. Ma che mai potevano quattro vascelli contro tanti? Ogni capitano si battè con segnalata bravura. Ma il combattimento più terribile fu quello ch’ebbe a sostenere il Dolfin. Il suo vascello non avea che la galera che ’l proteggesse. Venne attaccato da quattro vascelli e due sultane, e fu circondato da ogni parte. Egli fa un fuoco sì tremendo e continuo sopra tutti, che per quanto il tentino, non possono mai venir all’abbordaggio. Ma la sua galera è danneggiata a segno di non poter più sostenersi sul mare. Egli riceve al suo bordo tutto l’equipaggio, indi la fa abbruciare. Ridotto al solo suo vascello, lungi dallo scoraggiarsi, incalza il fuoco a segno, che il nemico per non perire affatto si ritira. Egli avrebbe voluto inseguirlo, ma come poteva, se i fianchi del vascello erano tutti forati, sconficcato il timone, le antenne infrante, le vele lacerate, ed il fuoco appreso in molte parti e divampante? Vagava dunque per l’onde colla morte dinanzi o per incendio o per naufragio. Ma la sorte gli fu propizia, venendo spinto dalla corrente verso terra. Egli vi getta l’unica ancora, che gli rimaneva; ed invece di consolarsi della sua salvezza, ad altro non pensa, che a riconciare alla meglio il suo legno, per affrontar di nuovo il nemico. Non fa duopo il cercarlo.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





Dolfin