Pagina (624/712)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Tosto i Veneti, tagliate le gomene, piombano sulla flotta turca, la fulminano con un fuoco vivissimo e continuo, e mettono la confusione e lo spavento fra i Turchi. Questi vanno erranti per l’onde senza saper dove nè come; ormai ad altro non pensano che a salvarsi. Il generale Marcello erasi già impadronito della capitana di Rodi, e stava sul punto di sottommettere un altro grosso vascello, quando un colpo di cannone lo rovescia morto. II suo tenente e nipote, sopprimendo ogni movimento del cuore e della natura, invece di gemere sull’estinto, getta il suo mantello sul corpo inanimato, affinchè la vista di tanto infortunio non indebolisca l’ardor de’ soldati.
      “…………Oh del tuo nomeDegno Marcello ! Egli cader ti vide
      Per la patria, cader sovra un’orrendaRuina di nemici, ed imitarti
      Giurò nella virtute e nella morte:
      Che non di fregi o di tesor, ma soloSi contendea di gloria, e l’esser prode
      Era in Veneto petto istinto allora”.
      Si proseguì dunque il combattimento con tutto il furore. I Turchi si avviliscono. Il capitan Bassà, vedendo la sua flotta quasi distrutta, si dà alla fuga con quattordici galee, facendo tutti gli sforzi per rientrare nello Stretto. Ignorava egli il maggior pericolo. Lazzaro Mocenigo, dopo una grande strage fatta de’ Turchi e de’ lor vascelli, s’era appostato in guisa, che nessun bastimento poteva entrar nel canale senza passargli dinanzi; e per poter più danneggiare, i suoi cannoni erano caricati a mitraglia. Che non avrebbe mai fatto, se il suo vascello non fosse rimasto in secco?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





Veneti Turchi Marcello Rodi Marcello Veneto Turchi Bassà Stretto Mocenigo Turchi