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      Disperse le galere nemiche dopo averle coperte di sangue e di uccisi, e poscia andò a battersi col ribelle Mustafà, che montato sopra un forte vascello, pieno di soldati valorosi e risoluti, difeso da sessanta cannoni di bronzo, e sostenuto da molti altri vascelli, sembrava sfidare un’armata intera; ma il Morosini coll’esempio suo proprio animò per tal modo i suoi, che spogliati dei loro vestiti, colla spada nuda fra’ denti, arrampicandosi gli uni sugli altri, balzarono dentro la capitana turca, se ne impadronirono, e vi fecero prigione il rinnegato, come abbiamo altrove veduto. Fu in quest’occasione che il senato fece giungere al Morosini un elogio distinto. Non sì tosto fu nominato provveditor d’armata nel 1652, che diede nuove prove dell’usato valore; nè si ebbe difficoltà, allorchè il generale Foscolo cadde ammalato, di porre al comando dell’armata il Morosini. Lo stesso avvenne alla morte del general Mocenigo, finchè ne venne il suo successore Girolamo Foscarini; e morto anche questi, fu egualmente dato il comando per acclamazione al Morosini. Dovett’essere trascendente il suo merito, se la scelta fu applaudita anche dagli ausiliarj Maltesi e Pontificj, che sin allora non avevano voluto riconoscere per superiore che un generale. Il Morosini non ismentì giammai la sua riputazione; anzi la aumentò vieppiù nelle successive vittorie riportate dai Veneti a Tine, ad Egina, a Volo, ai Dardanelli. Egli terminò la sua carica di provveditor d’armata colla presa di Megara, che tutti gli storici esaltano come una delle più memorabili.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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