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      Poscia, vedendo che un grosso corpo di Turchi avanzavasi per tagliargli la strada, ordina la ritirata in città, la quale venne eseguita col miglior ordine. Il duca fu l’ultimo ad entrarvi.
      Parea che tutti questi bravi volontarii non fossero venuti da sì lontano, che per fare una brillante pazzia a dispetto de’ migliori consigli ricevuti, con danno sì grande dalla loro parte, e senza la menoma utilità; poichè non avevano conseguito l’oggetto primario delle sortite, ch’è di distruggere i lavori del nemico, o di discacciarlo dal luogo.
      Il duca ed i suoi compagni n’ebbero abbastanza di questa prova; anzi da quel momento mostrarono tanta smania di ritornare ai loro focolari, quanta ne aveano mostrata d’intraprendere questa spedizione veramente romantica. Si rimbarcarono dunque il più presto possibile, ma per mala ventura trasportando seco loro il germe del contagio contratto nelle fazioni co’ Turchi; il quale sviluppatosi per viaggio, mietè quasi tutte quelle poche vite che rimanevano di così bella milizia.
      Non vi sia chi mi accusi di aver parlato con troppa leggerezza di un’azione, che fu, per verità, vigorosissima. Per descrivere un’impresa francese, ho voluto ricorrere agli storici Francesi, e particolarmente a quello tanto ammirato altrove, il signor Darù, dal quale ho copiate quasi letteralmente le parole. S’egli poi non la perdona nemmeno ai suoi compatriotti, non è mia colpa; nè mio sarà poi l’assunto di rispondere alle tante falsità che spaccia intorno a ciò che i Veneziani risguarda.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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