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      Acquietate le male intelligenze, e liberati dal peso di un’acerbissima guerra, i Veneti cercarono allora di approffittare della ricuperata tranquillità col ravvivare il commercio, ristabilire la marineria, rimediare alle sconcertate finanze, e richiamare infine la nazionale felicità.
      Avvenne intanto l’alleanza di Luigi XIV coll’Inghilterra, diretta a far la guerra all’Olanda, ch’ebbe l’appoggio della Spagna; nel tempo stesso gli Ungheri, oppressi dal giogo della schiavitù, ottennero l’assistenza de’ Turchi. L’imperatore per opporvisi fece lega co’ Polacchi, e ciascuna potenza invitò i Veneziani ad unirsi seco in amicizia. Ma la Repubblica non amava di prender parte alcuna in questo generale trambusto. Sentivasi troppo disgustata dell’infedeltà, delle gelosie di quelle grandi potenze, per voler arrischiare di nuovo di entrare in confederazione con esse. Aveva adottato il sistema di tranquillità, e intendeva di sostenerle, a costo anche di perdere quell’influenza politica che sin’allora avea goduta. Tuttavia le tentazioni di rinunziarvi non erano nè poche, nè lievi. I Turchi violavano impunemente l’ultimo trattato; rispondevano con alterigia alle rimostranze de’ nostri ambasciatori, proteggevano i corsari barbareschi contro il nostro commercio, ed alfine, per qualche differenza accaduta ai confini della Dalmazia, la Porta minacciato avea la Repubblica, e ordinato di visitare i suoi vascelli come sospetti. Nell’anno 1683 le cose erano arrivate a tal punto, che il Senato conobbe di non potere, senz’assolutamente disonorarsi, tollerare più a lungo tanti oltraggi.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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