Pagina (678/712)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Chi immaginar poteva darsi uomini tanto barbari, da piantare il deposito della polvere presso quel venerabile monumento? E chi sarà più barbaro ancora, che osi immaginare che un veneziano, un Morosini, cercato abbia deliberatamente di distruggerlo? Egli con tutt’i suoi ufficiali ammirò a parte a parte quanto ne rimaneva col più vivo entusiasmo. Osservò in un fregio rappresentata Minerva fra molte altre figure, quale Dea delle scienze, e per ciò senza elmo e senza scudo. Stava seduta sopra un carro trionfale tirato da due spumanti destrieri, che col loro brioso aspetto incantavano i riguardanti. Subito si affacciò alla mente di quel grande il pensiero di Costantinopoli; e senza più, comandò che di quel prodigioso lavoro di Fidia, levata venisse la parte anteriore, per trasferirla seco in patria. Staccati che furono i cavalli, l’uno di essi piombò a terra, e s’infranse in minute schegge. Con ciò rimase sì guasta e deformata quella stupenda unione, che venne per disdegno sospeso ogni ulterior tentativo; nè si sa, che fuori dei due lioni, che si vedono situati alla porta dell’Arsenale, altro sia stato allora recato a Venezia da Atene. Forse ciò avvenne per il breve soggiorno che il Morosini vi fece, a cagione della pestilenza che cominciava colà ad infierire, e che il costrinse per la comune salvezza ad abbandonare ben presto quella città, ed il porto stesso. Ignorasi pertanto su qual documento si fondasse l’asserzione, ch’egli spogliato abbia l’attico Pireo di quanto eravi di prezioso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





Morosini Minerva Dea Costantinopoli Fidia Arsenale Venezia Atene Morosini Pireo