Pagina (694/712)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Se ne vedeano di quelle che alludevano ora a qualche arte, ora a qualche virtù personificata. A tal fine gl’inventori mettevano in opera insieme colla scultura, ogni maniera di drappi preziosi di seta e di velluti sopra cui risaltavano frange, fiocchi d’oro e d’argento, veli, fiori, frutti, alberi, specchi, pelli straniere, piume di uccelli rari, e finalmente tuttociò che la natura e l’arte offrir ponno per formare con sontuosità questi bizzarri emblemi, di cui l’immaginazione, senza l’ajuto de’ sensi, può a stento formarsi un’idea, ma sopra i quali spesso con piacere e meraviglia ricorre quand’abbia avuto la sorte di poterne godere.
      Varj giovani patrizj concorrevano pure a gara ad ornare a somiglianza delle peote, la lor Bissona, cioè Grosso serpente. Sono queste certi lunghi battelli, così chiamati a cagione della loro lunghezza e dell’acuta prora, e meglio ancora a cagion della loro agilità nel serpeggiar da tutte le parti sull’acque. Siccome il loro uso oggidì si ristringe a pura decorazione della festa, non ispiacerà al lettore di venir informato di ciò a che dovettero la loro istituzione.
      Essendo che il cammino de’ giostranti poteva essere interrotto dall’immenso concorso di barche d’ogni fatta, che coprivano in quel momento tutto il canale, era ufficio di questo bissone ad otto remi e snellissime di precedere i campioni, e di sgombrare ad essi la strada, costringendo la folla a ritirarsi lungo le rive. Li giovani padroni di tai navigli usavano star ginocchioni sopra sfarzosi cuscini sulla prua, con un arco in mano, dal quale lanciavano picciole palle di gesso dorato contro li direttori delle barche importune, che non obbedivano all’ordine di ritirarsi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





Bissona Grosso