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      La gravità di quella salutazione mi parve strana, e mi fece provare una spezie di mortificazione non eccitata dall'orgoglio, ma dalla scarsa attenzione di Milord verso di me; mi avvicinai insensibilmente ad una porta, e sortii dalla sala.
      Mistriss Hammon,
      diss'egli ad alta voce "mi spiacerebbe di metter in soggezione la giovine amica vostra; richiamatela: io parto." Ella obbedì, mi chiamò, ma io non risposi, e mi affrettai correre in un viale del giardino, ove mi sfogai in lacrime, senza sapere da qual passione fossero esse promosse.
      Mistriss Hammon colse quell'occasione per parlar di me nuovamente a Milord; ella gli fece una pittura interessante della mia situazione; gli vantò i miei talenti, e quello della musica spezialmente, sforzandosi d'ispirargli almeno il desiderio di esperimentarmi per una spezie di divertimento. Egli amava con trasporto la musica, ed io la possedeva assai bene; egli ascoltò mistriss Hammon pazientemente, ma senza mostrare d'interessarsi alla persona di cui si trattava, e ben presto partì, replicando:
      Chiamatela, non voglio incomodarla.
      Due giorni dopo Milord domandò a mistriss Hammon se potesse ella procurargli il piacere di sentirmi suonare il gravicembolo e cantare qualche aria. Questa donna, trasportata dal piacere, corse in traccia di me:
      Egli vuol vedervi,
      esclamò ella "vuol sentirvi, il cielo senza dubbio fece nascere questo desiderio nel di lui cuore; non arrossite di mostrare della compiacenza per Milord; impiegate il vostro spirito a parlargli, i vostri talenti a trattenerlo; divenitegli necessaria, fate in modo che egli brami, se è possibile, di non perdervi mai di vista.


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Istoria di Miss Jenny
di Marie Jeanne Riccoboni
pagine 285

   





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