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      Il mio cameriere, ignorando le ragioni che mi facevan ritornare in Iscozia, pensò di far parte a mia madre della situazione in cui mi trovava, additandole il luogo del mio soggiorno; non so qual effetto abbia in lei prodotto di sentirmi sì poco da lei distante, ma mi sovviene che l'ottavo giorno della mia malattia vidi con mia sorpresa miledy Rutland approssimarsi al mio letto.
      La presenza di una persona ch'io amava, e dalla quale sapeva di essere amato, mi colmò di gioia e di tenerezza, e si aumentò la mia sensibilità sentendo stringere fra le sue mani la mia. Restammo qualche tempo senza parlare, l'arrivo suo inaspettato, la bontà colla quale s'interessava allo stato mio, mi persuasero ch'ella conservava ancora per me la stessa amicizia, non facendomi ella parola alcuna su l'inclinazione che mi avevan fatto credere di mia madre, parevami la confermazione di una verità per me odiosa; entrai io stesso arditamente su tal proposito. Miledy ascoltò tranquillamente le mie doglianze, e mi pregò di occuparmi soltanto della cura di ristabilirmi. Mi promise di restare nei contorni della mia dimora, di visitarmi tutti i giorni sino al ricupero delle mie forze, e siccome il silenzio ed il riposo mi erano necessari, ella mi lasciò fra le mani di una delle sue donne, e di un medico venuto seco lei da Edimbourg.
      Ritornato in me stesso, e quasi convalescente, mandai a Lothiane, ove vi aveva pregata d'inviarmi le vostre lettere, me ne fu portata una di miss Clifford; ella mi diceva che pochi giorni dopo il mio allontanamento voi eravate partita da Oxford, e ch'ella non sapeva per anche ove alloggiaste a Londra.


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Istoria di Miss Jenny
di Marie Jeanne Riccoboni
pagine 285

   





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