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      Noi eravamo nella camera che precedeva quella del Conte; qualche cosa egli aveva inteso; prestò l'orecchio con più attenzione, e riconoscendo la voce di suo fratello:
      Ah che intend'io?
      esclamò: "Charles, mio caro Charles, sei tu? sei tu veramente?" Si slanciò questi verso la voce che l'invitava, e precipitandosi nelle braccia dell'amato fratello, le loro vicendevoli esclamazioni, le loro lagrime, l'espressione di gioia e di dolore furono per lungo tempo i soli interpreti de' lor sentimenti.
      Poss'io sperare che i voti del mio cuore siano esauditi?
      disse il fine il conte d'Anglesey. "Mio padre mi ha egli perdonato? Revocato ha egli almeno quell'ordine crudele che mi privava della dolce consolazione di veder mio fratello? È di suo consentimento?..."
      Rispettiamo la di lui memoria!
      interruppe sir Charles "noi non abbiamo più padre."
      Come,
      gridò il Conte "mio padre è morto? È egli morto senza perdonarmi? con dei sentimenti d'odio contro il suo sfortunato figliuolo?"
      No, fratel mio,
      riprese sir Charles di un tuono intenerito "no, ei non vi odiava. Lasciando nelle mie mani la facoltà di punirvi, ha dato una prova convincente della sua indulgenza verso di voi. Ostinandosi a non cambiare le sue disposizioni, egli si riposava senza dubbio sopra la mia amicizia della cura di rendervi felice: piangiamolo, fratello mio, non ci facciamo giudici delle di lui azioni. Io vi compiango, compiango miledy d'Anglesey; voi avete tutti due mancato a quei riguardi che da' doveri sacri vi erano imposti; ma che tutto sia scordato, e che a tutto sia riparato.


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Istoria di Miss Jenny
di Marie Jeanne Riccoboni
pagine 285

   





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