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      Quest'idea s'impresse fortemente nel mio spirito, ben presto essa divenne un supplizio insopportabile per il mio cuore. Continuamente applicata a scoprire se io m'ingannava, o se io mi apponeva al vero, mi accostai una sera all'appartamento di Miledy, m'arrestai alla porta, sentendola ad alta voce parlare, e l'intesi pronunciar vivamente questi accenti per me terribili, quantunque non ben compresi:
      No, cognato mio dilettissimo, no, miss Jenny non potrà acconsentirvi, ella non mi abbandonerà mai volontariamente.
      Colpita da tali espressioni passai la notte nella più trista inquietudine. Agitata, fuori di me stessa, corsi la mattina seguente a gettarmi fra le braccia della Contessa:
      Eh parlate,
      le dissi piangendo "parlatemi liberamente; io deggio lasciarvi, lo so, non ne posso più dubitare, voi temete di dirmelo; una generosa compassione v'impedisce forse di annunziarmi il mio crudele destino. Deh! non mi celate di che si tratta, il mio cuore accostumato all'amarezza sosterrà con costanza ogni nuovo disastro; l'unica cosa che soffrir non potrebbe, sarebbe la certezza d'esservi importuna, di cagionarvi qualche pena o qualche imbarazzo."
      Miledy mi strinse teneramente al seno, le di lei lacrime si meschiarono colle mie:
      Lasciarmi?
      diss'ella. "Voi, mia cara amica, lasciarmi, mentre trovo in voi sola la mia consolazione? Come mai potete voi temere di divenire importuna in una casa dove siete amata teneramente? Che diverrebbe milord Arundel, se più non avesse il piacere di qui vedervi? Vi soffrirebbe il cuore di lasciarlo immerso nell'afflizione?


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Istoria di Miss Jenny
di Marie Jeanne Riccoboni
pagine 285

   





Miledy Jenny Contessa Arundel