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      Confesso il vero, madama, questo ultimo annunzio mi fece scordare per un momento l'umanità; tutti altri che milord Danby avrebbe eccitato il mio cuore alla compassione, e mi avrebbe fatto versar delle lacrime. Piansi, è vero, ma più per il pericolo in cui veder mi pareva milord Arundel, che per la morte di un impostore che subita aveva la pena de' suoi delitti. Pensai nel medesimo tempo all'afflizione in cui doveva ritrovarsi miledy d'Anglesey, incerta dello stato di suo cognato. Voleva correre a consolarla, a meschiar le mie lacrime colle sue. La duchessa di Surrey mi assicurò che i miei passi sarebbero inutili; che Miledy si era rinchiusa nel suo gabinetto, che non vedeva, che non ascoltava nessuno, avendo rifiutato l'ingresso a milord Edmond, che aveva bastanti titoli per essere ricevuto. Malgrado le asserzioni della Duchessa, presi da lei congedo; entrai nell'anticamera delle donne di miledy d'Anglesey; mi fu detto da una di esse che la di lei porta era chiusa per tutti fuor che per me, e fui introdotta senza farmi annunziare. Istruita prima di me dell'avvenimento funesto fra i due rivali, non vi fu bisogno fra di noi di reciproche narrazioni. Ci abbandonammo entrambe al dolore che eccitava in noi l'interesse che ci legava a milord Arundel, e fra i timori e gli affanni cols'ella un istante per complimentarmi su la cessazione totale delle mie inquietudini riguardo a milord Danby; parlandomi, benché di volo, su questo articolo, non poteva dispensarmi di far comparire sul mio volto qualche segno di consolazione.


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Istoria di Miss Jenny
di Marie Jeanne Riccoboni
pagine 285

   





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