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      Esso Aristotile dalle cose naturali esistenti hà preso occasione di investigarne le cause, non che dalla sua cognitione si havesse da prender il disegno, ò il modello di quelle; ex sensibilibus facimus scientiam naturalem, diss'egli, et scibile est prius natura quam scientia. Non sono scienze prattiche queste, Signor Galileo mio, ma pure speculative, che sono necessariamente prevenute dall'oggetto, come l'effetto dalla propria cagione. Potrei anco dirvi che l'atto dipende dal suo principio, & in luogo di quello, per nostra facilità, può mettersi; e così dicendo tali sono i moti, retti, ò circolari; è l'istesso che dire, così era nel lor natural principio, onde così dovea farsi nella prima origine e dispositione dell'Universo, ne ad Aristotile fù incognita questa osservatione, anzi l'hà espressa al proposito della formatione della terra, nel secondo del Cielo, al testo 108. con queste parole: Sive igitur facta est, hoc necessarium factam esse modo, sive ingenerabilis semper manens &c.
      Circa la seconda parte di questa obiettione. Vi rispondo che nel moto locale devono considerarsi due parti principali, per definirlo bene. L'una è il spatio, l'altra è il fine; quello concerne la causa materiale, ò recettiva; questa la forma, ò perfettione; quella è fondamento necessario, questa move all'operatione. Devesi anco avertire che Aristotile parla di moti naturali, onde ha, consideratamente à questo effetto premesso quì che la natura in essi sia principio di moto. Siche la sua intiera definitione è tale.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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