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      Chi vi dicesse ancora che la natura è principio di ogni moto, non solo (dico) del locale, ma del generativo, corruttivo, aumentativo, diminutivo, & alterativo, da ciascuno di quali separatamente può una cosa esser detta mobile, se ben non mutasse mai luogo, havrebbe anco detto qualche cosa, non fuora di proposito: pur non intendo con questa risposta haver sodisfatto a me stesso ne ad Aristotile.
      2. Alla seconda instanza rispondo, che la linea retta è infinita nella consideratione matematica, ma in buona Filosofia non si dà ne linea ne altra cosa attuale infinita, e per conseguente ne meno il moto sarebbe infinito; e noi fra le principali positioni Filosofiche statuimo con ragioni l'universo terminato, ne voi lo ponete attualmente infinito di mole, talche ogni moto sarà al suo termine o al luogo naturale del suo mobile: ne sò dove possiate ne anco imaginarvi linea infinita di real esistenza nel Mondo Finito, e nell'infinito Chaos sapete sognarla, meglio era dir al contrario; già che appunto ove non era termine ne distintione, ivi non poteva esser ne luogo ne linea finita, chi non havesse dato determinatione avanti alcuna cosa determinata; e per tanto, all'opposito, la vostra ragione, cioè che si potesse favoleggiar linee finite nell'infinito, & nel finito, sia tanto repugnante, che ne anco la favola vi trova il verisimile.
      3. Alla terza si risponde, che i corpi non si rimovono da proprij luoghi, come ho anco detto; ma dato per caso che non vi fussero, vi si ricondurrebbono, o essi over le sue parti, secondo che occorresse; ne è disordine alcuno che nel passaggio cedesse l'uno all'altro, essendo quei corpi che cedono facili à questo, come si vede dell'aria e dell'acqua, onde cedendo, operano, ò permettono che altri operi circa essi, secondo la lor natural dispositione; anzi che non si dicono naturali perche principalmente operino effetti naturali, ma più tosto perche da naturali agenti sono passibili, ò in potenza (come dicono) passiva: talche per quel patimento non nascerebbe disordine oltre naturale, ne sconvenevole; tanto più che da maggiori loro disordini (per così chiamargli con voi), cioè dal generarsi, e corrompersi, si conserva il Mondo; & è naturalezza delle cose generabili che siano in perpetua discordia, & in regolato disordine; come è manifesto non solo per ragioni Filosofiche, ma per sensate sperienze ancora.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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