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      Questa dottrina apportate voi di Aristotile, e per Aristotile; à cui poscia opponete in questa guisa. A me si rappresenta assai più agevol cosa (dite) il potersi assicurare se la terra, corpo vastissimo, e per vicinità à noi trattabilissimo, si mova di un movimento massimo, qual sarebbe per ora il rivolgersi in se stessa in ventiquattr'ore, che non è l'intendersi, & assicurarsi, se la generatione e corruttione si facciano da' contrarij, anzi pure, se la generatione e corruttione, & i contrarij sieno in natura.
      4. E se voi, Signor Simplicio, mi sapeste assignare, qual sia il modo di operare della natura, nel generare in brevissimo tempo cento mila moscioni da un poco di fumo di mosto, mostrandomi qual sieno quivi i contrarij, qual cosa si corrompa e come, io vi riputerei ancora più, di quello che io fò; perche io nissuna di queste cose comprendo. (1)In oltre, havrei molto caro d'intendere, perche questi contrarij corruttivi, sieno cosi benigni verso le cornacchie, così fieri verso i colombi, così toleranti verso i cervi, & impatienti verso i cavalli, che à quelli concedono più anni di vita, cioè d'incorruttibilità, che settimane à questi. I peschi, gli ulivi, hanno i medesimi terreni, & sono posti a i medesimi freddi, a i medesimi caldi, alle medesime pioggie, e venti, & in somma alle medesime contrarietà; e pur quelli vengono destrutti in breve tempo, e questi vivono molte centinaia d'anni.
      6. Di più, io non son restato mai ben capace di questa trasmutatione sustantiale (restando sempre dentro i puri termini naturali), per la quale una materia venga talmente trasformata, che si deva per necessità dire, quella essersi del tutto destrutta, sì che nulla del suo primo esser vi rimanga, & che un altro corpo, diversissimo da quello, se ne sia prodotto; & il rappresentarmesi un corpo sotto un'aspetto e de li à poco sott'un altro differente assai, non hò per impossibile che possa seguire per una semplice traspositione di parti, senza corrompere, ò generar nulla di novo; perche di simili metamorfosi ne vediamo noi tutto il giorno.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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