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      E mi dichiaro. La quantità di mole non hà in se stessa attività alcuna, anzi, a guisa di informe materia, dopò haver terminato i corpi naturali, & elementari, e celesti, presta solo capacità a gli accidenti che in tali corpi devono soggettarsi: per questo è communissima a tutti, ne induce (come tale) distintione da corpo a corpo. Essi accidenti però, che in quella si ricevono, possono più o meno esser intensi, ò vigorosi, conforme alla mole maggiore, ò minore, più ò meno densa. La densità, dunque, e la rarità sono pure quantità con vario sito, cioè con minore, ò maggiore approssimatione delle parti: denso è quello che hà le parti più unite; raro, che le hà più disperse: perciò non è possibile che habbino operatione alcuna; ne per conseguente siano attivi principij di moto, ma accidentalmente solo, e di essi moti, e de gli altri accidenti ancora, massime de gli attivi, sì che le operationi provengono dalle forme, e nella quantità sia rara, ò densa, si fondano; e secondo che più ò meno in tal quantità possono unirsi, sono più o meno efficaci nell'operare; & in questa maniera il raro, e denso, sono dispositioni senza attione, nelle quali la virtù operativa si fonda; talche, se non ci sarà tal virtù, siano pur rari, ò densi i corpi, non perciò havranno operatione: & eccovene gli essempi manifesti. Sia, quanto esser si voglia, denso un globo di fuoco, non descenderà giamai, anzi più salirà che il men denso o che non farà una favilla, se pur da terrestre mistura non sia ritardato.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230