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      Conviene dunque, dall'eccellenza di quel corpo celeste haver somma operatione, la quale à gli altri tutti in varie maniere diffonde, e specialmente col moto. Che se ben pare all'humana capacità impercettibile, e tanto più alla sua sopra humana conditione conveniente, e dalla viltà della Terra remoto.
      3. Il vostro supposito è totalmente falso, onde non fie maraviglia se falsi ancor siano i conseguenti. Non è (dico) vero in conto alcuno, che il moto in tanto sia moto, in quanto ha relatione à cose che di esso manchino, &c. Anzi è egli entità assoluta, operativa, la quale, cessando ogni relatione, & ogni comparatione à qual si voglia altro mobile (appunto l'opposito di quel che voi supponete) sarà sempre moto; come se il primo mobile entro se stesso agirandosi, ancor che niuna altra cosa si trovasse ne dentro ne fuora della sua circonferenza, sarebbe però vero moto il suo moto: & il contrario, non è vero, ne meno imaginabile. Così le robbe che sono in una nave, e che egualmente participano il moto di lei, si movono realmente, se bene non si allontanano l'una dall'altra. E voi commettete un paralogismo molto spaccato, mentre dite: non si movono, overo non si allontanano l'una dall'altra, dunque non si movono, ò pure quel moto, non è moto; come chi dicesse; due palle di piombo, tratte da un medesimo archibugio con egual velocità nell'istessa distanza, & ad un medesimo segno; perche hanno participato l'istessa violenza non si son mosse; l'egualità suppone il suo fondamento; come se dicessimo la torre, & il campanile sono uguali di altezza, dunque bisogna inferire, ambidue sono alti, ò quanti, e non (come fate voi) dunque non hanno quantità; così appunto, si movono di equal velocità e dell'istessa participatione di moto le robbe di una nave, dunque non si movono; anzi si movono, dico: gia che hanno il moto uguale, &c. è vero che, facendo comparatione tra loro, questo moto non le distingue, e per l'uniformità non si conosce; ma che per questo non vi sia, ò non sia moto (che è l'istesso), è, (non dirò) falsissimo, ma ridicolo ancora.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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