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      Sì che, se la terra havesse ella il moto, & il Cielo si stesse immobile; ella sarebbe più operatrice, e più nobile di quello; già che noi non habbiam altra via più spedita e sicura di conoscer la differenza delle cose, che quella delle operationi, delle quali tutte, principalissima fra le naturali è il moto. Onde la terra (che pur chiamate, nel primo vostro dialogo, sentina d'immonditie, feccia del Mondo) sarebbe il primo mobile, operatrice somma, indefessa, primo instromento del divino Architetto; e dovrebbe per conseguente esser la sua sede regale, non stanza di animali miserabili, & immondi. Ha dato per tanto il moto rapidissimo al primo mobile, perche conveniva alla nobiltà della sua natura; e l'ha tolto alla Terra, perche n'era incapace; onde, transferendolo voi da quello à questa, fate come chi togliesse la ragionevolezza all'huomo e l'attribuisse ad un verme. Et in questa maniera la Natura opera conforme alle sue leggi eterne e giustissime; ne è molto, ne poco, ne eccessivo, ò mancante, quel che à misura dà ella a ciascuno, conforme alla sua abitudine, pur da lei medesimamente, come per base del retto concessagli.
      5. Quello poi, che voi nella seconda confirmatione adducete per inconveniente, è congruenza, necessità grande, & opportuna a i misteri, a i fini diversi, della natura. Dal primo mobile, come da prima corporea cagione è ragionevole che nelli altri inferiori corpi si diffondano i beneficij e le grazie di esso: già la sua primità non deve esser otiosa, di ordine puro, à stampa, ma di dipendenza e di attioni, & le cause essentialmente ordinate hanno anco connessi gli effetti, specialmente l'inferiori con le più degne, senza le quali non possono operare, ancorche quelle potrebbono senza queste.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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