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      Per tanto, è convenevole, che havendo gli orbi inferiori il loro natural moto, anco di quel del primo partecipino. Et in questa maniera qua giù fra noi diviene la diversità delle cose con la varietà ammirabile de' modi loro. Oltre quelle che del tutto à gli huomini sconosciute, & in maniere parimente incognite forse altrove si fanno. Ne sono però questi moti talmente tra se stessi contrarij, o pur opposti, che habbino, ò quella ripugnanza ò quella incompossibilità, che alla vera contrarietà si richiede, & all'esser in un medesimo soggetto contradichi. Contrarij veramente si dicono quei moti, i termini de i quali sono contrarij, & impossibili ad esser uniti, come il caldo sommo col freddo, il sù con l'in giù, &c. Ma quei che da un istesso principio, ad un medesimo punto ancora son terminati, non hanno veruna repugnanza; eccetto che tal'hora diversa occupatione locale di mobili, che non fà contrarietà in modo alcuno. Mi dichiaro. Il moto fatto sopra una superficie, linea, ò corpo circolare, da qual si voglia parte che si cominci, si può terminare ad un istesso segno, e può il principio & il fine segnarsi in qualsi voglia parte; onde se ben mille moti sopra l'istessa sfera si facessero, non havrebbono perciò conditione di vera contrarietà; come mille calefattioni, perche hanno l'istesso fine ò termine di calore, non saranno contrarie giamai, ancorche l'una dal freddo, l'altra dal tepido cominciasse; così mille aumentationi, mille moti all'insù, havendo, ò potendo havere, l'istesso termine: Ma sì bene il moto fatto all'insù con quello che tende all'ingiù, la calefattione con la frigefattione, &c. Di modo che, non essendo questa varietà, ò ripugnanza ne i termini acquisibili nel corpo circolare, non saranno contrarij.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230