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      Quando adunque la Terra si movesse con tanto e tanto maggior velocità, qual gravità, qual tenacità di calcina, ò di smalti, riterrebbe i sassi, le fabriche, le Città intere, che da sì precipitosa vertigine non fussero lanciate verso il Cielo? e gli huomini e le fiere, che niente sono attaccati alla terra, come resisterebbono a un tanto impeto? Dove che, all'opposito, e queste & assai minori resistenze, di sassetti, di rena, di foglie, vediamo quietissimamente riposarsi in terra? & sopra quella ridursi cadendo, ancorche con lentissimo moto. Ecco (soggiungete) le ragioni potissime prese (per così dire) dalle cose terrestri: restano quelle dell'altro genere, cioè quelle che hanno relatione all'apparenze celesti, delle quali ragionerete (dite) poi che havrete esaminata la forza di queste. Hor venite all'esamine delle predette. Le cui positioni acciò più chiaramente siano intese; deve osservarsi, che il vostro fine (come espressamente dite) è di provare che la terra si mova circolarmente, & che il Sole, e la sfera stellata siano del tutto immobili, di modo che essa terra con il suo moto ha da supplire à tutte l'apparenze, e modi,(9) che a questi due orbi si attribuiscono: il moto de gli altri Pianeti non è da voi negato. Or sentiamo le vostre solutioni, con le confutationi che io apporterò immediate ad una per una, conforme al fine propostomi nell'assunto di questa opera; che fù mera esercitation Filosofica.
      1. Rispondete per tanto così al primo: quando Aristotile disse che il moto circolare alla terra sarebbe violento e perciò non perpetuo, e che anco le parti dovrebbono moversi di questo moto circolare, questo moversi circolarmente si può intendere in due modi: uno, che ogni particella separata dal suo tutto si movesse circolarmente intorno al suo proprio centro, descrivendo i suoi piccoli cerchiettini.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





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