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      Dite (à car. 230), di haver così per naturale il moto in sù di gravi per l'impeto concepito, come il moto in giù dependente dalla gravità, anzi che de due moti, l'uno chiamato naturale, l'altro violento, sia un solo principio naturale, e per conseguente, quel che vien detto violento, non sia tale in effetto. E ne apportate essempi diversi, come del grave percosso in terra, che dall'istessa virtù che giù lo spinse, per riflessione lo ribalza in sù. Parimente, se la terra fosse perforata per un pozzo, che passasse per il centro di essa, una palla di artiglieria, lasciata cader in giù, da principio intrinseco naturale si condurebbe al centro, & colà giunta continuerebbe di moversi, e sarebbe andare all'insù, cioè verso il Cielo dall'altra banda, e questo è detto moto violento: dunque proviene da principio naturale &c. In oltre, una palla di legno, descendendo impetuosa dall'aria nell'acqua, continuando la sua scesa per longo tratto si sommerge; e pur è contra la natura del legno, la quale è di nuotar sopra l'acque. Et in una parola (aggiungo io), tutti i proietti, che cominciano col moto naturale, e per quel che diciamo violento si riflettono, hanno da un intrinseco principio solo l'uno e l'altro moto; dunque sono ambi naturali. Onde sarà anco falsissimo quel che dice Aristotile, che sia violento quello il cui principio è esterno, essendo questi tali moti, detti da noi violenti da interno principio.
      Or io con brevità vi rispondo, che propriamente solo quel moto deve dirsi naturale, che immediate da principio naturale senza concorso di alcuno estraneo agente, ò impedimento proviene, & è ordinato dalla natura del mobile à conseguir il fine, overo il termine naturalmente dovutogli, che se poi trova impedimento, per quello (che è & al mobile, & al moto medesimo estrinseco) degenera, e s'imbastardisce, anzi muta natura e diventa violento, talche non hà il principio medesimo che aveva: e così non è l'istesso principio del moto naturale e del violento, come voi stimate.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





Cielo Aristotile