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      La quale per se stessa, ò per virtù impressa nel medesimo genere, opera, & move; & si vede in tutti gli moti animali, ne i quali gli elementi non hanno parte alcuna, se non forse recettiva, e fondamentale, ma vien direttamente dall'anima, e la virtù fù dal seme: a simiglianza di quali anco nelle cose inanimate sono virtù innumerabili operative, & efficacissime, che da più alta origine dipendono, che da gli elementi; & non ha dubio alcuno; che parlando genericamente e da persone à cui le proprie cagioni adeguate sono incognite, non si può ridur ad altro principio la diversità e convenevolezza dell'opre, dell'unione, e della discordia, che ad una simpatia over antipatia fra gli agenti, e patienti. È quasi nulla, è vero, lo confesso; ma dica meglio, chi può: ne vi gloriate in alcun modo voi, sprezzando mordacemente questi modesti ricovri, pretendendo di haverne trovato il capo, ò il fonte verace; perche nelle vostre longhe dicerie, ripiene eccessivamente di vanti, non vi è cosa che sia dispositione pur minima, non che occasione, non che causa adeguata, di predetti moti della calamita. Il puro, armarla, il vario toccamento, ed altre cose con le quali dite, che diversamente move e sostiene, non è mostrar la causa delle sue operationi, anzi ne meno insinuarla, ma più tosto, scorgendo varij effetti, far che restino difficultà maggiori nell'investigarne i principij. Leggansi pur à littera i vostri scritti nel terzo Dialogo a car. 402. & oltre; e si faccia giuditio di questi vostri profondi ritrovi.


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Esercitazioni filosofiche
di Antonio Rocco
Appresso Francesco Baba Venezia
1633 pagine 230

   





Dialogo