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      Ma chi, di coloro che hanno viaggiato nel Sahara, non ha provato il conforto di un riparo dai cocenti raggi del sole durante il Ghilen (33), o quando le circostanze costringono il viaggiatore ad accampare all’aperto in un’oasi, o quando nella zona antisudanese è sorpreso da una pioggia tropicale? In tutti questi casi non si può a meno di sentire il beneficio di una tenda.
      Una questione importante si è quella della calzatura. Si potrebbe alle volte fare a meno intieramente di portar seco delle scarpe o degli stivali, se vi fossero europei capaci di camminare a piedi nudi come gli indigeni in Africa; ma tra i viaggiatori difficilmente ve ne ha di quelli usi dall’infanzia a camminare a piè nudi, e quando taluni viaggiatori, per dar maggior risalto alle loro gesta già per sè abbastanza amplificate, sostengono di aver camminato a piè nudi per settimane intere, ciò mi ha tutta l’aria di una guasconata. Anch’io sono stato educato piuttosto ruvidamente, ma da giovane ho sempre portato scarpe, ed è probabile che la più parte dei viaggiatori le abbiano portate egualmente. L’uso però continuo delle calze e delle scarpe rende il piede e la pianta del piede così delicati, che non è possibile di marciare a piè nudi sopra un terreno sassoso o coperto di quelle erbe spinose che crescono dappertutto nell’Africa centrale, senza empirli di piaghe sin dalle prime ore. Nel mio primo viaggio, sofferente ancora, dopo un assalto repentino, in conseguenza delle aperte ferite, provai a continuare la strada sui sandali, ma anche ciò fu impossibile, perchè dopo breve tempo le corregge che trattenevano i sandali avevano già rotto la pelle delle dita del piede.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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