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      Nulla però disturba tanto le arti ed il commercio quanto le piccole ostilità e la poca sicurezza che sono la conseguenza di capricci e sfoghi tirannici, dai quali gli antichi reggenti dall’Uadai si lasciavano volentieri trasportare. Ma, come ho fatto osservare, dal 1873 in poi le cose a questo riguardo sono radicalmente cambiate.
      Così anche dopo il 1873 si allestì per prova una carovana (39) composta di circa 250 cammelli, i quali si recarono all’Uadai con merci che valevano circa 250,000 fr. e riportarono di laggiù denti di elefante e penne di struzzo (probabilmente anche schiavi), dai quali si ritrasse una somma di 925,000 fr. Alcuni anni dopo la carovana numerava già 800 cammelli ed il valore delle merci che portavano sul dorso saliva ad 850,000 fr., e da quel tempo vi è un continuo viavai tra l’Uadai e la Tripolitania.
      Come articoli d’esportazione per gli Europei non si hanno in vista che le penne, l’avorio, la cera ed in seconda linea un po’ di polvere d’oro ed alcune altre bagattelle: per gl’indigeni però vi è anche la tratta dei negri dal centro dell’Africa, che è sempre un articolo non disprezzabile (40).
      Dopo essere stato testimonio oculare di sole due carovane che menavano schiavi con loro, giunte in Augila dall’Uadai, io calcolo in ogni caso il numero degli schiavi condotti dal Sudan nella Tripolitania a 1000-1200 all’anno, la più parte fanciulli. Il più di essi rimane nella Reggenza; ma molti sono spediti pel Mediterraneo, a Costantinopoli e nelle rimanenti provincie turche, senza che il governo turco cerchi d’impedirlo e senza che i consoli europei possano opporvisi.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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