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      E siccome ora per prima ci accorgemmo di ciò che mancava, e bisognava supplirvi, provvedendolo alla città, il via vai tra la città ed il nostro campo, ch’io aveva battezzato campo di Lony, in onore di mia moglie, era continuo. Nel penultimo giorno anche mia moglie passò la notte al campo e si recò quindi al consolato italiano, in casa del marchese de Goyzueta, dove per tutti i dieci mesi della sua dimora in Tripoli s’ebbe in lui e nella sua signora i più fidati amici e la più ospitale accoglienza. Il giorno prima di pormi in viaggio presi commiato da mia moglie in città ed ai 22, giorno della partenza, tutti i consoli vennero a dirci addio ed alle nove ore del mattino ci congedammo per lungo tempo dall’ultimo europeo che era venuto ad accompagnarci per un tratto di strada, il sig. de Goyzueta.
      Prendemmo la campagna lenti lenti, dirigendoci verso il sud, attraverso le paludi di Ain Zara e tosto raggiungemmo la zona di sabbia marina che cinge intorno intorno la città di Tripoli. Gli abitanti della città amano di chiamare questa regione brevemente «il deserto», sebbene la striscia di sabbia non abbia nulla che fare coi grandiosi cumuli d’arena del Sahara. Queste dune non sono neppure alte: le più elevate hanno appena l’altezza di 30 a 40 metri e dappertutto, in cima alle medesime e negli intervalli tra l’una e l’altra, germoglia, secondo la varia esposizione del sito, una rigogliosa vegetazione. Queste dune dovrebbero in proporzione essere di data recente, sempre però un prodotto del mare.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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