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      Orefice di professione, si guadagnava il vitto, andando da un’oasi all’altra e fabbricando anelli d’oro e d’argento per le donne e le fanciulle. Abdallah, come egli ora si chiamava, avea quasi dimenticato il suo italiano e destò solo il mio interesse dopo che ebbe confessato di avermi indirizzata da Sella una lettera, nella quale mi scongiurava in cattivo italiano di non recarmi in quella città perchè gli Arabi avrebbero attentato alla mia vita. Quando al mio arrivo in Sokna ricevetti quella lettera, era stato per me impossibile l’indovinare chi avesse potuto scriverla.
      Il giorno seguente ci riponemmo in via di buonissima ora per tornare a Sokna, seguendo una via più diretta di quella che conduce ad Hon e quando, sul mezzogiorno, giungemmo in Kessir, facemmo alto in un giardino, per far colazione, ed arrivammo prima di sera a Sokna, dove avemmo la grata sorpresa di trovare che lo Sciantat (messaggere del deserto) era giunto prima di noi con moltissime lettere e giornali.
      Il mio compagno di viaggio, dott. Stecker, intraprese quindi una gita di maggiore importanza sino al monte Lochmani ed agli Uidian situati in quella direzione, mentre io scelsi il Garat el-Tsciaush come meta della mia piccola spedizione. I due monti, prealpi dell’enorme Gebel Ssoda (Giogaia Nera), aveano già da tempo attratto la nostra attenzione colle loro forme aggettanti e specialmente la sera, quando poco prima del tramonto facevamo un’ultima passeggiata fuori della città, le tinte speciali prodotte dai raggi del sole spiccavano nel modo più vago tra i verdi palmeti che ne vestivano i fianchi e la vôlta azzurra del cielo.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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