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      Si trovano così dei nasi aquilini ed altrettanti camusi, delle labbra rigonfie ed altrettante sottili, e ciò indifferentemente nella metà della popolazione. Vi sono molti negri affrancati, coi quali la popolazione libera non ha difficoltà di imparentarsi, il che certo non contribuisce ad abbellire la razza. La magrezza predomina tra gli abitanti - in tutta Giofra non mi è occorso di vedere un sol uomo panciuto - e le mani e i piedi sono notevolmente piccoli; conseguenza probabilmeinte della vita oziosa e sedentaria.
      I matrimoni si stringono per tempo ed ogni uomo o è ammogliato o ha avuto già moglie. Gli uomini sono in maggior numero delle donne. Che, ciò nonostante, ognuno può prender moglie è spiegato dall’importazione delle schiave, dall’arrivo di donne di altre razze berbere ed arabe e dall’immigrazione di donne del Fezan. Il nodo matrimoniale non richiede gran cosa. L’uomo ricco deve dare alla sua fidanzata dieci abiti (cioè una camicia, uno scialle ed un giustacore, tutto ciò vien chiamato, ognuno per sè, un abito) e di più una pezza di seta. Il tutto deve avere il valore di 200 a 300 piastre (64). Non ostante, quantunque non vi sia uomo che non si ammogli, non è raro il caso d’incontrare delle vecchie zitelle od almeno delle giovani che non hanno trovato marito. Grande poi è il numero delle donne divorziate, chiamate Hagela, ed è una conseguenza delle abominevoli leggi religiose. Ogni musulmano infatti, pel più frivolo motivo, può farsi separare dalla moglie, o, come si dice, può «ripudiarla». Di poligamia quasi non ve n’è esempio, a causa dell’estrema povertà degli abitanti.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





Giofra Fezan Hagela