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      Quel che si narra di questa oasi è assai incerto e poco soddisfacente, pure non tralascio di comunicare ciò che a me sembra essere il nerbo della cosa. Si hanno due leggende circa la sua prima scoperta. In Zella mi venne raccontato che 18 anni fa la guida di una carovana che si recava dal Wadai a Bengasi, morì improvvisamente durante il viaggio. La carovana, smarrita la strada e perduta ogni speranza, risolvette di trovar modo di ridursi nel Fezan, ed a questo scopo si diresse verso occidente e s’imbattè in questa oasi, che la salvò da inevitabile sterminio. Dopo un soggiorno dl 54 giorni, si riposero in via, dirigendosi verso il nord, raggiunsero l’Harutsh e per Zella e Marade vennero a Bengasi. Alcuni Arabi di Zella partirono immediatamente per trovare quest’oasi; ma non riuscirono nel loro intento. Secondo un’altra leggenda un Arabo in Wau kbir smarrì il suo cammello e, seguendo le orme dell’animale, trovò questa Wau harir. Le due leggende vanno perfettamente d’accordo, quanto alla descrizione del sito. È una valle bagnata da rivi, ricca di palme e di altre piante, non che di selvaggina, la quale è così mansueta, che si può ucciderla con la lancia. Fra gli altri animali s’incontrano quivi Ovis tragelaphus ed Antilope bubalis ed anche cammelli inselvatichiti e, nel mezzo della valle, scorgesi un villaggio abbandonato».
      Sapendo quanto sia debole negli Arabi lo spirito pubblico quando si tratta di affari esterni e specialmente se siano tali che non vi sia denaro da guadagnare, si resta stupefatti che abbiano allestita una spedizione, affidatane la condotta a Mohammed Tarrhoni ed abbiamo realmente recata l'impresa ad effetto!


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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