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      Finalmente, dopo un’altra lunga marcia, giunsero ad una grande oasi, che Tarrhoni credette essere Uau el-serrhir od Uau el-Namus.
      L’oasi mi venne descritta dalla mia guida come un po’ più grande di Abu Naim: contiene però un lago salato e delle palme «d’un sol ceppo» assai più belle. Questa circostanza ed i pezzi di vasi rotti che vi avea scorti, lo confermarono nell’idea, che altre volte Uau el-Namus probabilmente sia stata abitata dai Tebu e siasi poi spopolata in conseguenza di un’invasione di orde arabe nomadi. Non vide alcuna abitazione. Sulla sponda occidentale del lago eravi un colle, in cima al quale accamparono per parecchi giorni. Del resto, l’oasi era ricca di Agol, giunchi, Rhardek (Nitraria tridentata), acacie Talha (A. tortilis) e specialmente coperta di bei tamarischi. Non vi erano altri alberi da frutta, ma non si ricordava più bene se vi avesse anche trovato dei fichi. Soggiornarono lungo tempo nell’oasi, poterono uccidere e mangiare molti animali: gazzelle, sorci, topi saltatori; non scoprirono però altre tracce di uomini, all’infuori di quelle già menzionate, e tornarono poi a Zella, passando per Uau el-Kebir, dove giunsero da Uau el-Namus dopo due lunghe giornate di cammino, dirigendosi verso nord-ovest.
      In Uau el-Kebir vi è una Zauia degli Snussi, che li accolsero pieni di meraviglia. Avendogli chiesto perchè non avessero tentato di raggiungere anche Uau el-Herir, mi rispose che non lo fecero per esser loro venute meno le provvigioni; e poi in Uau el-Kebir era stato loro detto che Uau el-Herir era occupato da Tebu, i quali, essendo pagani, non li avrebbero in ogni caso lasciati avvicinare.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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