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      A poco a poco io aveva riavuto quelli dei nostri oggetti che non erano caduti nelle mani di Bu Guetin ed anche alcuni carichi d’orzo, parte dei cammelli, quasi tutte le merci, porzione del denaro; ma in mano di quel furfante rimanevano ancora i donativi dell’imperatore, tutti i miei abiti ed alcune migliaia di franchi. Del nostro equipaggiamento personale non ci rimaneva più altro che quello che avevamo indosso. Gli strumenti, meno alcuni di poca importanza, erano stati tutti fatti a pezzi. Io affrettava il ritorno, giacchè il procedere innanzi verso il sud era oramai impossibile, mancando ogni sicurezza.
      Il 21 settembre fu giornata solenne, perchè in quel giorno vennero a farci visita Sidi el-Hussein, giunto da Giarabub, e Sidi Embark, uno degli Sciuch della Zauia di Kufra. Tutto il villaggio era in moto quando i due personaggi arrivarono a cavallo, seguiti da una folla di negri. Nel cortile del nostro ospite, il vecchio bandito, che chiamavasi anche Krim, avevano i suoi schiavi disteso il miglior tappeto, che egli forse Dio sa a quale mercatante aveva rubato, ed appoggiati a guanciali Tuareg, giacevano e sedevano quivi i due santi. Dinnanzi al tappeto dovevamo sederci su due pelli di capra io ed il dott. Stecker: tutti i rimanenti, compresi i Chuan della Zauia e la popolazione maschia del villaggio che era accorsa per essere presente all’incontro dei Cristiani cogli Sciuch degli Snussi, erano accoccolati all’intorno formando un semicircolo.
      Quando fummo chiamati nel cortile - e la folla fece largo per lasciarci passare - il vecchio brigante c’indicò le pelli di capra, come il posto dove dovevamo sedere; ma, per mostrare ai Suia ed allo Snussi che nella scala sociale eravamo per lo meno alla stessa altezza del loro supremo sacerdozio, posi risolutamente i piedi sui tappeto e, prima che potessero impedirlo, ero già seduto.


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Tripolitania
Viaggio da Tripoli all'oasi di Kufra
di Gerhard Rohlf
Editore Vallardi Milano
1913 pagine 310

   





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