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      Poscia una faccia tra il goffo e il birbo ti sciorina per la trentesima volta la importante notizia che Carlo Alberto chiama e raduna i Lombardi in Piemonte per irritarli e consegnarli all'Austria, che la pace è già conclusa, che noi siamo venduti, e che tutta la guerra non fu che una commedia... Dopo un modico pranzo... tu riedi a prendere il caffè sulla piazza della Riforma, salone obbligato dell'emigrazione italiana, e chiamati privilegiato se non ti viene dinanzi un sere che ti sporge e ti fa comperare qualche libruzzo di prosa o versi, destinato a mantener viva la fiamma... della discordia... Poi vai a fare un passeggino lunghesso il lago con qualche amico... Verso sera entri e t'assidi al Caffè Nuovo, e lí tu vedi qualche bella, anzi divina, milanese, qualche notabilità letteraria lombarda, e parecchi giovani brillanti, ora atteggiati da esuli... Alla sera della domenica vi è d'ordinario teatro aperto, a beneficio dei poveri profughi... All'indomani siamo da capo. — Ecco a Lugano la vita del profugo lombardo»(29).
      Chiacchiere molte, sí. E molta, tremenda miseria: iniziative varie per soccorrere i piú bisognosi, e insieme per cementare i vari gruppi e sorreggere il morale della massa. A Lugano si costituisce fin dall'agosto il Comitato lombardo di Mutuo Soccorso per gli emigrati italiani. Ma nel settembre a questa folla bisognosa e irrequieta vengono ad aggiungersi le migliaia di ticinesi, espulsi di Lombardia dal Radetzki, per rappresaglia contro l'ospitalità concessa dal Cantone agli esuli italiani.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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