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      Se la Guerra combattuta ha, in terreno italiano, tutto il valore e l'originalità d'una scoperta, questa scoperta attende insomma o dal suo autore o da altri sistemazione e sfruttamento adeguati.
      Comunque è una pietra miliare nella storia del pensiero socialista italiano.
      Un socialista, nel Piemonte del '51? Stando alle versioni fin qui accreditate della storia italiana recente, questo accostamento fa addirittura trasecolare. Che anche Ferrari s'atteggiasse a socialista in quel tempo, si sapeva; ma si osservava che a forza di stare in Francia e di bazzicare i Proudhon e i Leroux egli si era del tutto infranciosato. Vene socialistoidi si erano notate, è vero, negli scritti del Franchi, ma chi pigliava sul serio questo prete spretato, buttatosi ai piú spregiudicati estremismi e a molte altre stranezze, per poi tornare, vecchio pentito e contrito, in grembo a santa madre chiesa?
      Pisacane, dunque, isolato precursore e profeta del socialismo, unico veggente in terra di ciechi: questa per l'appunto la leggenda che si è accreditata fin qui. Tanto che quando si son volute stabilire le sue fonti, identificare le suggestioni alle quali soggiacque, si son fatti i soliti nomi dei socialisti francesi, i soliti nomi di Ferrari e di Franchi. Cose viste, da lui, in fatto di associazionismo operaio? Molte, ma tutte fuori d'Italia.
      Si direbbe che a quel tempo, nel nostro paese, il problema del lavoro non esistesse neanche.
      Se tutto ciò fosse esatto, se Pisacane avesse cioè parlato, nel Piemonte, nell'Italia del '51, un linguaggio nuovo e inaudito, la controprova dovrebbe trovarsi nella stampa contemporanea.


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Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano
di Nello Rosselli
pagine 502

   





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